La Pedagogia della Lumaca

 

Illustrazione – Living Slow – Roberto Hikimi –  www.hikimi.it

“ bisogna perdere tempo per guadagnarne ”

Rousseau


La società contemporanea è caratterizzata da ritmi sempre più frenetici e accelerati, ritmi che ritroviamo anche nella scuola che non rispetta, spesso, i tempi di apprendimento dei bambini.

Costringendoli a “correre” per raggiungere obiettivi indicati dai programmi.

Ma lasciare a ciascuno il proprio tempo per apprendere, se apparentemente può sembrare tempo perso, è il modo più idoneo per favorire i processi di apprendimento e di crescita degli alunni.

Questo era il pensiero di, Gianfranco Zavalloni, (1957-2012) Dirigente scolastico e insegnante nonché fautore del libro Cult La pedagogia della lumaca.

La pedagogia della lumaca, per una scuola lenta e non violenta.

Indica le strategie didattiche di rallentamento utili per far vivere ad ogni bambino la scuola come un luogo in cui si cresce in modo naturale e tranquillo.

Perdere tempo a parlare rappresenta la premessa indispensabile per un corretta relazione educativa: non si può prescindere, infatti, dalla reciproca conoscenza ascoltando e conversando con i bambini, conoscendo la loro storia.

L’ascolto è un’ esperienza fondamentale della didattica e rappresenta la premessa di quell’empatia necessaria per fare dell’insegnamento una relazione d’aiuto.

Occorre dedicare tempo per parlare insieme, nel rispetto di tutti, per scoprire ed apprezzare le piccole cose, quelle che magari diamo per scontate.

Si può perdere tempo per giocare, camminare, crescere: il gioco educa alla convivenza, camminare aiuta ad una maggiore conoscenza e alla scoperta del territorio. Zavalloni, grazie all’esperienza maturata in passato come insegnante di scuola materna prima e di scuola elementare dopo, ha delineato una sua “idea di scuola”.

Partendo dalle riflessioni pedagogiche di Malaguzzi, dalla teoria delle intelligenze multiple di Gardner, da Morin, dalle esperienze didattiche di Lodi e del Movimento di Cooperazione Educativa, arriva alla conclusione che un apprendimento significativo deve passare attraverso tre esperienze:

  • il gioco
  • lo studio
  • il lavoro manuale

Naturalmente, non ci dovrebbe essere una scansione rigida degli orari da dedicare alle discipline di studio, ma piuttosto soddisfare la voglia di conoscenza dei bambini con proposte valide e motivanti.

Una classe ideale dovrebbe essere, a suo avviso, composta da un massimo di 16 alunni, sia per favorire il lavoro a piccoli gruppi che per dare spazio alle potenzialità del singolo.

La scuola, così, diventa uno spazio di crescita nel quale ad ognuno è consentito di esprimersi senza riserve e nel rispetto dei suoi ritmi, entrando in relazione con gli altri.

Secondo Zavalloni, “la scuola è un concentrato di esperienze, una grande avventura che può essere vissuta come se fosse un viaggio, un libro da scrivere insieme, uno spettacolo teatrale, un orto da coltivare, un sogno da colorare”.

A scuola, infatti, si deve promuovere la ricerca, basata sul reperire informazioni, confrontarsi con le opinioni  altrui e farne un proprio “pensiero sintetico” per sviluppare un reale pensiero critico.

E’ anche questo, un lavoro lento, artigianale, ma con un valore intrinseco determinato proprio dalla costruzione attiva del sapere.

Per la fretta, a volte, i docenti assegnano molti compiti a casa, questo, per stare al passo con i programmi scolastici.

Secondo Zavalloni, non è la quantità, ma la qualità. Se i compiti coinvolgono emotivamente  e sono piacevoli non sono vissuti come un peso, ma come una piacevole attività di ricerca e di riflessione.


Un altro tema fondamentale nella pedagogia della lumaca è quello dell’attesa.


L’attesa è un principio pedagogico fondamentale, nell’attesa si impara a guardare con attenzione, a scoprire i propri talenti, a valorizzare ciò che si ha e che si è.

Un altro aspetto riguarda l’apprendimento cognitivo e lo studio mnemonico tipico di una cultura dove l’intelligenza è solo logico-matematica, esclusivamente orientata in senso scientifico.

Dall’altra parte esiste una concezione completamente diversa, quella sostenuta anche da MindMapp che si orienta verso un tipo di apprendimento più artistico che lascia spazio alla creatività.

Un apprendimento attivo dove il bambino costruisce il proprio sapere facendo ricorso alle proprie risorse e sfruttando le proprie capacità.


Il manifesto dei diritti naturali dei bambini, 1994, Gianfranco Zavalloni.

Elenco dei diritti, la pedagogia della lumaca:


ALL’OZIO, a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.

A SPORCARSI, a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.

AGLI ODORI, a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.

AL DIALOGO, ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.

ALL’USO DELLE MANI, a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.

AD UN BUON INIZIO, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.

ALLA STRADA, a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.

AL SELVAGGIO, a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.

AL SILENZIO, ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.

ALLE SFUMATURE, a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle.

 

Spero che questo articolo vi possa far riflettere, come lo ha fatto per me leggere il libro, La pedagogia della lumaca.

Io personalmente penso che sia tutto davanti a noi, ma non lo vediamo perchè andiamo troppo veloci e questo ci impedisce di ammirare il panorama e di gustare il viaggio.

Solo rallentando ci accorgiamo di quello che abbiamo intorno, di quello che stiamo lasciando edi quello che abbiamo perso.

Solo rallentando la sua velocità, la luce, si trasforma in arcobaleno.

Questo dobbiamo diventare arcobaleni colorati, allegri, sorridenti e non rimanere invisibili.

E soprattutto  dobbiamo insegnarlo ai nostri ragazzi, dobbiamo insegnargli ad essere creativi e a non avere fretta e a gestire le emozioni.

Perchè la felicità è un equilibrio tra il cuore e la mente, L’intelligenza emotiva che ognuno di noi deve imparare ad esplorare

Questo articolo è dedicato a Gianfranco Zavalloni, vi consiglio di leggere il suo libro, La Pedagogia della Lumaca

Grazie
Andrea Pedullà

 

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